Il bambino e la sua famiglia: la preoccupazione che, fin dai primi passi, ha guidato l’esperienza della nostra scuola è stata quella di assicurare una continuità educativa tra vita familiare ed esperienza scolastica. L’iniziativa originaria dell’educazione infatti compete alla famiglia. Essa è il primo luogo in cui un’esperienza e una concezione della vita si comunicano da una generazione all’altra. L’unità e la cooperazione con i genitori è quindi la condizione fondamentale perché sia possibile un’esperienza educativa.

Il bambino ha la sua radice e il suo riferimento principale nella sua famiglia. È lì che impara, in un contesto esperienziale, a vivere e a stare con gli altri. È lì che impara le grandi conquiste della vita: camminare e parlare.

All’ingresso della scuola dell’infanzia ogni bambino ha già, quindi, una sua storia personale e questo gli consente di possedere un patrimonio di atteggiamenti e capacità. È un bambino attivo, curioso, interessato a conoscere e capire, capace di interagire con adulti diversi dalle figure familiari perché in famiglia gli è stato comunicato che questo è possibile.

Il bambino vive della relazione che noi viviamo con la sua famiglia. Di conseguenza ogni famiglia ha bisogno di essere riconosciuta e poi accolta.

Il compito della scuola: lo sviluppo e il compimento di un’azione educativa implicano, come momento necessario ma non esauriente, la scuola. Essa perciò favorisce l’approfondimento della tradizione e dei valori ricevuti, stimola la loro verifica e apre all’orizzonte ampio della realtà, nella convinzione che l’educazione avviene nel rapporto con un’esperienza umana che educa attraverso l’insegnamento.

La scuola dell’infanzia si pone come primo aiuto sistematico alla responsabilità educativa della famiglia. La responsabilità della scuola cattolica non può esaurirsi ed orientarsi esclusivamente verso il bambino, ma si dilata accogliendo anche la famiglia.

La nostra, quindi, è una realtà educativa che coinvolge bambini e adulti: senza la famiglia la nostra stessa proposta educativa sarebbe meno incisiva e non avrebbe lo stesso orizzonte perché i genitori sono all’origine dell’identità del bambino.

L’educazione non è una questione di tecniche, ma avviene dentro un rapporto tra persone: un rapporto in cui un adulto accoglie e accompagna il bambino a diventare grande, ad incontrare la realtà così com’è in tutti i suoi aspetti.

Accogliere un bambino implica inoltre accogliere la sua storia e quindi la sua famiglia.

Maestre e genitori, seppur con funzioni diverse, sono corresponsabili dell’azione educativa e insieme costituiscono il soggetto educativo e propositivo.

Da quanto detto derivano gli obiettivi essenziali dell’azione educativa:

Perseguire l’unità degli adulti presenti nella scuola per creare una vera comunità educante; l’unità degli adulti definisce il clima della scuola, “l’aria che il bambino respira”.
Accogliere il bambino nella sua unicità e accompagnarlo alla maturazione della propria identità, alla conquista dell’autonomia e allo sviluppo della competenza. Ricordiamo sempre che ogni bambino possiede qualcosa di speciale che parla a ciascuno di noi e che deve diventare ricchezza per tutti.
Promuovere l’unità, l’alleanza scuola-famiglia: educatrici e genitori, seppur con funzioni diverse, sono corresponsabili nell’azione educativa, ecco perché è fondamentale perseguire l’unità degli adulti nella scuola per creare una vera comunità educante.

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